Provenendo dalla pianura friulana lo si incontra con le prime alture quasi ad alzarsi dalle acque dell’Isonzo. Le pendici ormai boscose , dominate dal monte San Michele, proseguono fino al sacrario di Redipuglia, qui assumono il tipico aspetto di pietraia tormentata con poca vegetazione e, superati Ronchi dei Legionari e Monfalcone con la sua Rocca, degradano poi verso il mare alle foci del Timavo.
Il Carso isontino,propaggine nord-occidentale di quello triestino, è un altipiano di natura calcarea delimitato a nord-est dalla valle del Vipacco , a occidente dall’ Isonzo e dalla pianura friulano-isontina e ad oriente dal confine sloveno.
Emerse dal mare circa 30 milioni di anni fa per gli stessi sconvolgimenti tettonici che originarono le Alpi. Il movimento iniziale dovette essere molto lento e graduale fino a formare una superficie alta 70-80 metri estesa su tutta la attuale zona carsica di Italia , Slovenia e Istria. Su di essa scorrevano gli antichi corsi d’ acqua, primo fra tutti il leggendario Timavo.
Nella formazione definitiva dell’altipiano e con il suo innalzarsi, gli alvei si incassarono e diventarono profondi mentre sulla superficie, ricca di fratture e con rocce solubili alle acque meteoriche , si formarono cavità di varie fogge e dimensioni nelle quali le acque penetrando scavarono pozzi, grotte e gallerie generando un complicato reticolo idrico sotterraneo.
Degli antichi cosi d’acqua troviamo testimonianza nei vari solchi o “valloni”. Del Timavo rimane il solco di Brestovizza (visibile da Jamiano), mentre per il vallone di Doberdò si ipotizza un paleo –Vipacco prima che questo venisse “catturato” dall’Isonzo nei pressi di Rubbia.
Il lago di Doberdò sembra far parte del bacino dell’Isonzo e risulta godibile nei periodi piovosi durante i quali con l’innalzamento della falda che lo alimenta nel versante nord, il livello si alza sommergendo stagni e paludi.
Interessante il solco di Selz (percorso dall’autostrada) dove troviamo la depressione del Mucille, un tempo lago e poi cava di argilla, il lago di Pietrarossa e la palude del Sablici ; dopo gli “Archi” troviamo il fiume Locovaz che con la sua importante portata d’acqua si unisce al Timavo prima di arrivare al mare.